Che direbbe Nico?
Facebook e’ lo specchio dell’anima. Nico Girardi direbbe “ma dell’anima de li mejo mortacci vostra!” ma quelli erano gli anni settanta e a malapena gli italiani avevano il telefono in casa, figuriamoci l’internet, o Facebook.
E’ inutile dilungarsi sulla storia di Facebook, la conosciamo. Siamo tutti gelosi di Mark Zuckerberg e di come ‘sto giovanotto roscio, con la faccia da scemotto si sia riempito di soldi senza manco finire l’universita’ e sia diventato uno degli uomini piu’ ricchi del mondo semplicemente dando modo a milioni di persone “de nun fasse i cazzi loro” (cit. Nico Girardi) come dovrebbero .
Insomma le solite cose trite. …e Facebook ci ha cambiato la vita. …e i social ci influenzano. …e i social ci impongono il modo di rapportarci agli altri. …e le fake news. …e i new media e i modi di utilizzarli a scopo comerciale-pubblicitar-propagandistico. ….e le multinazionali che ci
profilano. …e la privacy che manca (ma poi privacy de che? mica e’ obbligatorio iscriversi a un social, usare un servizio di email gratuito ecc.)
Sono tutti scemi (su Facebook) o sono scemo io?
Ma soprattutto …e Facebook che “da un po’ e’ solo un ricettacolo di post cretini e fake news, e di gente che non capisce un cazzo”.
Ecco, e’ da un po’ che sentiamo gente ripetere questa cosa come un mantra. Facebook e’ “diventato” stupido, o lo siamo diventati noi?
L’ipotesi e’ che, semplicemente, Facebook mostri le cose che Facebook “pensa” siano interessanti per noi. La conferma arriva dando un’occhiata a questa pagina ed arriva completa, scioccante.
Facebook stesso ci dice che “The stories that show in your News Feed are influenced by your connections and activity on Facebook.” (sorry se non capite l’inglese, forse e’ il caso di leggere qui…)
E qualche dettaglio in piu’ ce lo da “The Guardian” in un articolo del 2014:
“How does this [newsfeed selection] algorithm work? Backstrom explained that factors include: how often you interact with a friend, page or public figure; how many likes, shares and comments individual posts have received; how much you have interacted with that kind of post in the past; and whether it’s being hidden and/or reported a lot.”
…allora e’ colpa nostra…
Quindi, la conclusione naturale e’ che Facebook ci ritorna una versione di noi stessi. La versione basata sul nostro comportamento e sulle nostre interazioni sul social.
E’ difficile venire a patti con questo concetto, col fatto che la stupidita’, le fake news, le bufale, i clickbait, le stronzate che vediamo sulla nostra homepage sono alla fine una nostra responsabilita’.
Quindi, quando guardando il nostro newsfeed su Facebook ci viene da chiederci “…ma che cavolo succede, si sono tutti rincoglioniti?” o pensieri del tipo “…ma guarda sti coglioni…” stiamo criticando i risultati delle nostre azioni e la versione di noi stessi che una macchina (un algoritmo) ci ritorna.
Piu’ o meno questo e’ quello che succede cliccando a cazzo sul post di facebook… e allora uno si chiede…
…mi avete preso per un coglione…
…No, sei un Eroe!!!
Allora forse sarebbe meglio chiedersi: ma io sono così coglione?
Forse la risposta e’ si’.
Forse la risposta e’ che (virtualmente, ma poi alla fine anche IRL – In Real Life) ci accompagnamo a gente che poi ci fa comodo considerare come imbecille, come meno intelligente di noi. Insomma di gente che (pensiamo) ce l’abbia piu’ corto (o l’equivalente “paragonistico” femminile) cosi’ automaticamente noi ce l’abbiamo piu’ lungo.
Lo specchio sabotato
Ma la verita’ e’ dietro l’angolo, ed e’ spietata come lo specchio di biancaneve. Infatti, se e’ vero che la presentazione selettiva di informazioni (e la loro re-visione) sul nostro profilo ci causano una impennata dell’autostima (perlomeno secondo questo studio), con tutto quello che ne consegue, e’ pure vero che quando ci ritornano da Facebook “interventi imbecilli” questi interventi non ci piacciono, e non ci piacciono perche’ sono la fotografia dei nostri comportamenti, delle nostre amicizie e delle nostre inclinazioni, fatta da una macchina, senza che noi possiamo applicare quella selettivita’ con cui ci costruiamo invece il super-personaggio che e’ descritto nei nostri profili.
La fotografia dei comportamenti di quella parte di noi che agisce (e non appare) su Facebook. La parte che scegliamo di non raccontare, quella non inclusa nella “rappresentazione selettiva” delle foto dei diplomi di merito e delle (bellissime) vacanze al mare ma che alla fine si ribella, viene fuori lo stesso e ci sabota tutto il Facebook.
E quando questa parte non ci piace che facciamo? Rompiamo lo specchio. “Mi scancello da fesibuc” tuona uno, “Basta, mi avete rotto!!! [inserire un gruppo sociale a caso] imbecilli! Pecore! Me ne vado” urla un altro; “…Sono deluso e amareggiato…” singhiozza un terzo mentre col cuore spezzato clicca “Disattiva l’Account” nelle impostazioni di Facebook.
La soluzione finale
E cosi’ pensano di elevarsi, di togliersi dalla melma e dal marciume idiota dei social. Senza realizzare che quel marciume e’ li’ perche’ ce l’hanno voluto loro, con le loro azioni.
E se dobbiamo credere a C. Carpenter nel suo studio sul narcisismo, Facebook e I comportamenti antisociali (in italia diremmo sociopatici?) in realta’ questi “illuminati” che se ne vanno sono proprio i piu’ patologici. Quelli che si tolgono di mezzo per fare un dispetto agli altri, cosi’ nessuno potra’ piu’ godere della loro presenza.
Ci viene in mente questa storiella…
…e adesso basta. Questo Blog e’ una monnezza, non ce la facciamo piu’ con questi post deficienti…
P.S. ce l’abbiamo piu’ lungo noi…
…Il blog.